Silverio Zanobetti (Firenze, 1983) č laureato in Economia e in Filosofia con lode. Si occupa dei risvolti etici, politici ed economici del pensiero poststrutturalista in relazione alle possibilitą offerte dalle tecnologie informatiche. Su questi temi ha pubblicato, tra le altre cose, il volume Il Secolo che verrą. Epistemologia letteratura etica in Gilles Deleuze (Clinamen, 2012) con G. Panella; il saggio “Economia del bios nella societą digitale” all'interno del volume collettaneo Margini della filosofia contemporanea (Orthotes Editrice) e altri saggi all’interno della rivista «Millepiani».
E’ possibile ricostruire una tradizione teorica dell’ascolto terapeutico presente nella nella cultura occidentale e precedente alla grande rivoluzione scientifica della psicoanalisi freudiana? Rispetto alla teoria della visione come grado zero dell’apprendimento e della formazione e della superiorità della scrittura che costituiscono i livelli primari di fondazione della grande cultura filosofica dell’Occidente, l’ascolto costituisce un momento riflessivo della pratica teorica che da sempre è stato spostato su un piano minoritario rispetto al piano autoritativo della ricerca della Verità come visibilità ed evidenza. L’idea che la Verità sia qualcosa che può essere raggiunta solo attraverso un percorso di ricerca che passa attraverso l’ascolto dell’Io e verificata attraverso il confronto con gli altri (e l’Altro) sembra in contrasto con la teroia dell’auto-evidenza e dell’auto-certificazione del vero sulla base del puro primato della ragione astratta. La pratica della meditazione come ponte necessario tra l’Io e gli altri non è soltanto l’appannaggio delle tecniche di riflessione autonoma e di costruzione dell’identità che contraddistinguono le grandi esperienze religiose tradizionali dell’Oriente. A partire dalla grande filosofia greca del VI secolo a.C., è possibile individuare nell’insegnamento di Socrate e dei suoi allievi la capacità di meditare sulla verità e di raggiungerla attraverso forme di interrogazione e di meditazione riconducibili all’arco della riflessione razionale. L’ascolto del proprio daimon (la coscienza intesa non in senso religioso, ma quale punto di riferimento della ragione) è il punto di partenza di tutta la tradizione filosofica occidentale. Le figure epocali di Socrate, di Plutarco, di Michel de Montaigne, del Cartesio, delle Meditazioni metafisiche, di Kierkegaard, di Leopardi, di Hiedegger e di William James non vanno considerate come puri nomi che si ritrovano nelle mappe storiche dei manuali scolastici ma come altrettanti episodi della tradizione dell’ascolto del Sé come momento propedeutico ed indispensabile per conoscere a fondo gli altri. Senza un tale “apprendistato” filosofico, senza un tale progetto di lettura della tradizione culturale che ci appartiene, non è forse neppure praticabile la comprensione della dimensione “terapeutica” dell’ascolto e delle sue applicazioni concrete nella vita quotidiana e nella pratica professionale. Attraverso la meditazione come esercizio compiuto della filosofia, infatti, è possibile giungere ad un rapporto più autentico con chi ci sta di fronte e si aspetta che la comprensione di noi stessi possa giungere a far luce sulle contraddizioni esistenti nei rapporti interpersonali e sul disagio (mentale, morale, sociale) che lo attraversa in assenza di una corretta comprensione dei meccanismi teorici su cui l’ascolto si basa. Tale percorso, tradizionalmente, va sotto il nome di etica. L’apprendistato storico-cognitivo permette, di conseguenza, il conseguimento di quella dimensione di responsabilità etica che è il fondamento necessario e stabilmente determinato di ogni corretto approccio con gli altri (e con l’Altro che è in sé).
Bibliografia
Plutarco di Cheronea, L’arte di ascoltareMichel de Montainge, Saggi
Abbè Dinouart, L’arte di tacere
Renè Descartes, Meditazioni metafisiche (prima e seconda)
Ludwig Feuerbach, L’essenza della religione
Soren Kierkegaard, Briciole di filosofia e Postilla conclusiva non scientifica
Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri
William James, Il flusso di coscienza
Martin Heidegger, Essere e tempo – Lettera sull’Umanesimo
Hans Jonas, Il principio responsabilità
Alisdair McIntyre, Dopo la virtù
(ulteriori chiarimenti sulla bibliografia saranno discussi nel corso delle lezioni)
Silverio Zanobetti (Firenze, 1983) č laureato in Economia e in Filosofia con lode. Si occupa dei risvolti etici, politici ed economici del pensiero poststrutturalista in relazione alle possibilitą offerte dalle tecnologie informatiche. Su questi temi ha pubblicato, tra le altre cose, il volume Il Secolo che verrą. Epistemologia letteratura etica in Gilles Deleuze (Clinamen, 2012) con G. Panella; il saggio “Economia del bios nella societą digitale” all'interno del volume collettaneo Margini della filosofia contemporanea (Orthotes Editrice) e altri saggi all’interno della rivista «Millepiani».
E’ possibile ricostruire una tradizione teorica dell’ascolto terapeutico presente nella nella cultura occidentale e precedente alla grande rivoluzione scientifica della psicoanalisi freudiana? Rispetto alla teoria della visione come grado zero dell’apprendimento e della formazione e della superiorità della scrittura che costituiscono i livelli primari di fondazione della grande cultura filosofica dell’Occidente, l’ascolto costituisce un momento riflessivo della pratica teorica che da sempre è stato spostato su un piano minoritario rispetto al piano autoritativo della ricerca della Verità come visibilità ed evidenza. L’idea che la Verità sia qualcosa che può essere raggiunta solo attraverso un percorso di ricerca che passa attraverso l’ascolto dell’Io e verificata attraverso il confronto con gli altri (e l’Altro) sembra in contrasto con la teroia dell’auto-evidenza e dell’auto-certificazione del vero sulla base del puro primato della ragione astratta. La pratica della meditazione come ponte necessario tra l’Io e gli altri non è soltanto l’appannaggio delle tecniche di riflessione autonoma e di costruzione dell’identità che contraddistinguono le grandi esperienze religiose tradizionali dell’Oriente. A partire dalla grande filosofia greca del VI secolo a.C., è possibile individuare nell’insegnamento di Socrate e dei suoi allievi la capacità di meditare sulla verità e di raggiungerla attraverso forme di interrogazione e di meditazione riconducibili all’arco della riflessione razionale. L’ascolto del proprio daimon (la coscienza intesa non in senso religioso, ma quale punto di riferimento della ragione) è il punto di partenza di tutta la tradizione filosofica occidentale. Le figure epocali di Socrate, di Plutarco, di Michel de Montaigne, del Cartesio, delle Meditazioni metafisiche, di Kierkegaard, di Leopardi, di Hiedegger e di William James non vanno considerate come puri nomi che si ritrovano nelle mappe storiche dei manuali scolastici ma come altrettanti episodi della tradizione dell’ascolto del Sé come momento propedeutico ed indispensabile per conoscere a fondo gli altri. Senza un tale “apprendistato” filosofico, senza un tale progetto di lettura della tradizione culturale che ci appartiene, non è forse neppure praticabile la comprensione della dimensione “terapeutica” dell’ascolto e delle sue applicazioni concrete nella vita quotidiana e nella pratica professionale. Attraverso la meditazione come esercizio compiuto della filosofia, infatti, è possibile giungere ad un rapporto più autentico con chi ci sta di fronte e si aspetta che la comprensione di noi stessi possa giungere a far luce sulle contraddizioni esistenti nei rapporti interpersonali e sul disagio (mentale, morale, sociale) che lo attraversa in assenza di una corretta comprensione dei meccanismi teorici su cui l’ascolto si basa. Tale percorso, tradizionalmente, va sotto il nome di etica. L’apprendistato storico-cognitivo permette, di conseguenza, il conseguimento di quella dimensione di responsabilità etica che è il fondamento necessario e stabilmente determinato di ogni corretto approccio con gli altri (e con l’Altro che è in sé).
Bibliografia
Plutarco di Cheronea, L’arte di ascoltareMichel de Montainge, Saggi
Abbè Dinouart, L’arte di tacere
Renè Descartes, Meditazioni metafisiche (prima e seconda)
Ludwig Feuerbach, L’essenza della religione
Soren Kierkegaard, Briciole di filosofia e Postilla conclusiva non scientifica
Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri
William James, Il flusso di coscienza
Martin Heidegger, Essere e tempo – Lettera sull’Umanesimo
Hans Jonas, Il principio responsabilità
Alisdair McIntyre, Dopo la virtù
(ulteriori chiarimenti sulla bibliografia saranno discussi nel corso delle lezioni)