“Gli uomini hanno compiuto progressi straordinari, rafforzando il loro dominio sopra la natura in un modo inimmaginabile. Ma il comando da poco raggiunto nello spazio e nel tempo non li ha resi, stando alle loro sensazioni, più felici”.
Così scriveva Sigmund Freud nel 1929, domandandosi se l’ostacolo maggiore all’eliminazione della sofferenza non fosse rappresentato non tanto da qualche impedimento esterno, quanto piuttosto dalla stessa costituzione psichica dell’uomo e dalle sue relazioni con gli altri.
Guardandoci attorno oggi, l’assioma freudiano trova evidente esplicazione in quello che molti chiamano “male di vivere” e che altro non è che il malessere della civiltà, ovvero il disagio della relazione che ogni essere umano stabilisce con se stesso e con i suoi simile e che prende forme diverse a seconda delle epoche storiche e dei contesti socio-culturali in cui si inserisce.
L’odierno disagio della civiltà si manifesta nel sintomo (depressione, anoressia, mobbing, bullismo, violenze sessuali, ecc.), che, comunque, è sempre in riferimento al legame con un altro (padre, madre, partner, datore di lavoro, amico, ecc.). Ma, più sottilmente, esso crea dinamiche anche in quelle modalità sociali per cui il soggetto, nella sua particolarità, viene eliminato, messo “fuori legame”, a favore di un’omologazione che elimina le individualità e le responsabilità personali.
Questo seminario proporrà una interpretazione psicoanalitica del disagio, diversa da quella religiosa, magica o psicoterapeutica e puntualizzerà la causa prima della sofferenza e del malessere proprio nella paura, tipica di molti, di voler approfondire i lati oscuri dell’inconscio le sue manifestazioni.
Conduttore degli incontri
dott. Alessandro Guidi
Scarica: Brochure | Locandina |